Il
CHART POLSKI- traduzione Anna Nowakowska
Il Chart Polski è un cane possente e muscoloso, visibilmente più forte e
meno sofisticato nelle forme degli altri levrieri a pelo corto.
L'ossatura forte, corpo compatto, muscolatura ben distinta e mascelle
forti testimoniano il fatto che questo cane è stato utilizzato nel
duro clima Polacco per la caccia non solo per le lepri, volpi, cervi e
otarde ma anche per i lupi.
Nell'aspetto generale del levriero Polacco gli occhi svolgono un ruolo
importante: espressivi con lo sguardo vigile e penetrante.
Il Levriero Polacco è calmo, fiducioso, riservato e coraggioso.
Nell'inseguimento è molto veloce, abile e tenace. Rapido in azione,
reagisce in modo assolutamente efficace.
ALTEZZA:
Altezza ottimale i garrese: femm.68-75cm; masch.70-80cm. Auspicabili
sono gli esemplari più alti dello standard.
Proporzione della lunghezza del corpo ad altezza in garrese è come
102-105%. Nel CP in posizione free standing, l'altezza al garrese deve
essere uguale all'altezza delle ossa ischiatiche della groppa.
TESTA:
Forte, asciutta e lunga. La scatola del cranio deve essere piatta, stop
appena accennato. Frequentemente riscontrato naso leggermente curvo, è
una
caratteristica molto desiderabile.
Mascelle forti, con chiusura a forbice, accettabile anche a tenaglia.
Desiderabile occhi scuri, espressivi, abbastanza grandi, con un taglio
leggermente obliquo "occhio a mandorla".
COLLO:
lungo, muscoloso, forte, la testa portata abbastanza abbastanza alta.
TRONCO:
schiena dritta, nella parte lombare leggermente arcuato.
CODA:
lunga, spessa alla base, portata bassa a riposo; la coda dovrebbe
terminare formando mezza luna o un cerchio completo.
ARTI:
lunghe ben muscolose, guardando le gambe dritte d'avanti devono essere
parallele.
Piedi ovali (più allungate negli arti posteriori).
PELO:
elastico al tatto, piuttosto duro ( non ruvido ma nemmeno setoso). Sul
garrese il pelo è di solito più lungo, un po' più corto sui
fianchi, ancor più corto sul torace e sugli arti. Addome ricoperto di
peli più sottili e più radi.
Sulla parte posteriore delle cosce e parti inferiori della coda il pelo
è il più lungo, ma anche duro, crea coulottes e spazzola.
COLORI:
ammissibili tutti i colori. Contorno degli occhi e naso neia oppure
scuri. Solo con le tinte chiare (blu o beige),possono avere
rispettivamente naso blu o beige.
Questo standard è stato approvato dal plenum del Consiglio del Kennel
Club Polacco nel febbraio 1986 ed approvato l’anno seguente dalla FCI
nella riunione a Helsinki nel 1989
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Quando negli negli anni settanta un gruppo di appassionati ha deciso di
intraprendere un'azione per la restituzione di razza, nelle
riviste venatorie ed agricole, sono apparsi molti articoli sul "La piaga
(peste) levriera" sui terreni della Polonia meridionale,
nelle vicinanze di Kielce, Tarnobrzeg, Czestochowa, Radom e Radomsko.
Era molto difficile però arrivare ai cani stessi. Ottenere pochi
esemplari, sui quali si intendeva avviare il lavoro di allevamento
allo scopo di ricostruire la razza, richiedeva uno sforzo grandissimo.
I primi segnali dell'esistenza di levrieri Polacchi le abbiamo ricevuti
dai cinologi di Mosca. Si riferivano alla popolazione di
questa razza presente sul territorio - ancor poco tempo fa di
appartenenza Polacca - di Ukraina e Podole. Dai frammenti pubblicati
allora, che provenivano dalle corrispondenze ufficiali fra Kennel Klub
Polacco e i rappresentanti ufficiali dell'istituzione
simile in URSS, si traeva un’ unica conclusione, cioè: dopo lo
spostamento delle frontiere i levrieri Polacchi rimasti nella parte
orientale del confine non sono più Polacchi - "sono la razza chortaja,
nota da molto tempo". A nulla servivano polemiche e
discussioni, perché in quegli anni "non stava bene" usare l'argomento
dell’ avvenuto cambio delle frontiere.
Nell'allevamento bisognava servirsi dei levrieri superstiti, provenienti
dalla Polonia meridionale. Basandosi sulla letteratura ed
iconografia svilupparono il progetto dello standard di Chart Polski. Nel
1981 fu aperto il Libro d'Origine per questa razza.
Il recente passato venatorio e con esso collegata la forte selezione per
quanto riguarda l'aspetto di utilità al lavoro hanno fatto del
Chart Polski un animale estremamente efficiente, percettivo, agile e
nello lo stesso tempo molto resistente, eccellente nelle gare in
pista, e soprattutto nelle corse in campo (cosi detto coursing).
Avendo pur tutti i pregi dei levrieri è anzitutto un cane equilibrato ed
intelligente che si presta bene per l'addestramento. Molti
levrieri Polacchi hanno completato il corso del Cane-Guida ed alcuni di
loro hanno preso parte e partecipano tuttora con successo
agli Agiliti Show.
Il Chart Polski è molto devoto al proprio proprietario e condotto
adeguatamente è un cane di "un solo padrone", un ottimo compagno in
casa e - se vi è necessità - un guardiano vigile fuori.
Nell’ anno 1989, durante il congresso FCI di Helsinki è stata infine
esaminata la proposta Polacca per il riconoscimento e
l'approvazione dello standard della razza.
Allora è la quarta razza polacca ufficialmente riconosciuta al mondo -
dopo di Pastore di Tatra, Pastore Polacco delle Pianure e
Ogar(segugio).
NEL RIQUADRO:
I levrieri Polacchi sono ricercati dai Belgi, Olandesi, Norvegesi,
Francesi, Americani...Nel nostro paese l'interessamento a questa razza
è scarso. Non c'è di che meravigliarsi perché, a parte esenzioni del
pagamento delle razze Polacche per le esposizioni del Kennel Klub in
Polonia, non vi sono intraprese alcune azioni per divulgare la razza.
Con poche eccezioni, ogni cinofilo è felice di mostrare un animale
importato dall'estero, perché l'importazione "aggiunge lustro ad
allevamento". Non c'è da stupirsi che le razze Polacche (forse al di
fuori del Pastore delle Pianure) finora fanno da Cenerentola della
nostra cinofilia.
Peccato. La loro esistenza è, dopo tutto il risultato di lavoro di
generazioni di Polacchi. Fa parte della nostra cultura nazionale.
Impariamo finalmente ad apprezzare e coltivare le tradizioni. All’
estero nessuno si vergogna di questo.
Nell’ Expo Internazionale a Vienna, in luglio di quest'anno, durante la
presentazione dei campioni, l'annunciatore non ha mancato di
sottolineare una sola volta che il cane presentato è di razza
nazionale:" E adesso Signori e Signore, vi prego di applaudire in
maniera
particolarmente calorosa! Presentiamo il campione X, che è un cane della
nostra razza nazionale!"
I
levrieri si sono diffusi in Europa grazie alle migrazioni delle tribù
Celtiche. I primi segni delle presenze dei levrieri
provengono dal IV sec.a.C.
I Celti apprezzavano molto la caccia a cavallo coi levrieri,
trattandola come una sport, e il loro ouertragoi (in trascrizione latina
- vertragus), provenienti dall'Asia, era l'antenato della maggior parte
dei levrieri europei.
Durante la loro migrazione i popoli celtici attraversarono pure i
Carpazi e, in questa maniera ,vertragus si trovò sul territorio che
diventò la Polonia.
I levrieri asiatici giunsero sul nostro territorio anche a seguito delle
tribù nomadi sciite (il levriero dalle sembianze di
saluki è un motivo che capita molto spesso nell'arte sciita).
Nelle tanti fonti del XIX sec. e ancor più antiche, troviamo dei
consigli come incrociare i levrieri - quali altre razze usare per
ottenere i metici - adatti per ogni tipo di caccia. LADOWSKI nel"La
storia naturale" (1823) dichiara che i misti dei levrieri
coi cani danesi sono ottimi per prendere un lupo o la volpe, notava
contemporaneamente che, innamorati della caccia, i nobili
Polacchi tenevano molti cani di questo tipo.
Quindi si può supporre che il levriero Polacco originario nel XVIII e
XIX sec. fù incrociato con delle razze levriere diverse, e
basandosi su innumerevoli descrizioni si può giungere alla conclusione
che anche con dei levrieri di tipo nordico a pelo ruvido - levriero
Irlandese
(Irish wolfhound) oppure deerhoud.
In Podole, un divertimento particolarmente apprezzato dalla nobiltà era
la caccia nella quale lo scopo era prendere il lupo vivo. I
levrieri Polacchi erano eccellenti in questo. Di regola venivano usati
tre levrieri. Nell'inseguimento del lupo liberavano due
levrieri, il terzo attendeva al guinzaglio a fianco del cavallo, lo
liberavano solo quando il lupo stremato dalla fuga si
lasciava accerchiare dai levrieri . Tre levrieri avevano come compito
quello di bloccare il lupo, così il cacciatore giunto
sul cavallo, poteva bloccarli il muso e le zampe.I cavalli facenti parte
in quel tipo di caccia erano addestrati in maniera
particolare, sin dalla giovane età erano abituati alla presenza di un
lupo nel cortile.
Per la caccia alla lepre usavano di solito due levrieri- in questo modo
era più facile catturare l'animale che schivava i cani
cercando di fuggire. Talvolta capitavano però i levrieri
particolarmente abili, capaci di prendere una lepre da soli - questi
raggiungevano i prezzi più alti.
I levrieri inseguivano solo la preda, la uccidevano, ma di regola non
la riportavano. Questo per un cacciatore provocava un
emozione in più. Doveva inseguire i cani cavalcando per levagrli il
bottino alla fine della caccia . Anche la caccia invernale alla
volpe era molto interessante: dopo il riscaldamento i cani venivano
fatti salire sulla slitta e coperti con cura per non prendere
freddo. Quando i cacciatori avvistavano la volpe nel campo la
accerchiavano con la slitta stringendo sempre di più il cerchio,
quando si trovavano abbastanza vicino, lasciavano andare il levriero
dalla slitta all'inseguimento.
Un fatto curioso poco conosciuto , era l'uso del levriero per la caccia
all'otarda.ZOFIA KOSSAK("l'Eredità") descrive così la caccia
del XIX sec.a Podole. La cattura si svolgeva in autunno la mattina molto
presto, quando le ali di questi uccelli pesanti erano
ancora umide e imbrinate. Le otarde impaurite scappavano dunque "a
piedi" e questo era l'unico momento adeguato per i levrieri. Dopo
la breve corsa, a causa della fuga, le ali di questi uccelli si
asciugavano e le otarde potevano prendere il volo.
La caratteristica dei Charty Polskie di un tempo - e questo gli è
rimasto al giorno d'oggi - era l' obbedienza e la disciplina.
Spesso cacciavano con loro come coi cosiddetti charty przystrzemienne
( przystrzemienny -quello che era affiancato al legamento della sella)
vuol dire tale
cane che andava affiancando il cavallo, e inseguiva solo al comando.
L'addestrameno del levriero fu una grande arte.Essi dovevano partire
all'inseguimento quando veniva dato il comando, e tornare dal
cavaliere al segnale del corno.I levrieri giovani venivano addestrati a
fianco a quelli più anziani con più esperienza.
I levrieri meno obbedienti venivano condotti al guinzaglio- era un lungo
laccio in cuoio con un cprpio alla fine, il quale veniva
indossato dal cacciatore a tracolla.Il lungo laccio passava attraverso
entrambi i collari dei levrieri,l ‘altra fine del laccio
veniva tenuto dal cavaliere insieme con le redini. Quando voleva far
partire i cani, lanciava per terra l'estremità
del guinzaglio , e i cani partendo per l' inseguimento si liberavano da
soli.
Nel gergo venatorio una coppia di levrieri veniva chiamata "GUINZAGLIO".
Due o tre cani di un GUINZAGLIO convivevano assieme anche
nel kennel.Erano sempre scelti con cura sotto l' aspetto caratteriale,
le capacità fisiche e le proprie simpatie. IL GUINZAGLIO doveva
vivere in assoluta armonia, i levrieri dovevano piacersi e comprendersi
così potevano collaborare in campo.
Di solito per la caccia usavano due levrieri, il terzo rimaneva a casa o
- come nella caccia al lupo - era riservato come risorsa
per l attacco finale.
Evitavano di far convivere i cani di diversi GUINZAGLI se non erano da
prima preparate a ciò, perché di solito questo non dava dei
buoni risultati durante la caccia. Se uno dei levrieri non era
disponibile pure il suo compagno non partecipava alla caccia. Come
descrive il conte Ostroròg, ogni GUINZAGLIO aveva il suo aizzante,dal
quali i levrieri tornavano al suo specifico segnale acustico.
Nelle cacce più grandi erano capaci di partecipare anche venti GUINZAGLI
...
Nei canili del sig. Konrad Niemojewski a Oleszno Kieleckie ogni coppia o
tris dei levrieri aveva il proprio box allestito con un
divanetto per dormire e un recipiente per mangiare. Durante la caccia
osservavano la regola che un levriero non veniva aizzato più
di 2-3 volte durante la giornata. Al ritorno dalla caccia ispezionavano
con precisione le zampe dei cani e all' occorrenza medicavano
anche le ferite più piccole, di seguito massaggiavano i cani con l'
acqua ed alcool bianco, che eccellentemente accelerava la
rigenerazione dei muscoli . Dopo una giornata pesante i cani avevano 24
ore di riposo.